You can do anything you want in life, unless Jay Leno wants to do it, too

15 gennaio 2010 § 8 commenti

Vorrei dare per scontato che sappiate cos’è il Tonight Show, ma dato che già il grado di interesse del post è vicino allo zero, in breve:
il Tonight Show è un talk show che va in onda negli USA, sulla NBC, intorno alle undici e mezza di sera, dal lunedì al venerdì. Dura un’ora. C’è un comico in giacca e cravatta che presenta. In genere il programma inizia con un monologo di un quarto d’ora – venti minuti, il comico in piedi. Poi si siede dietro a una scrivania e arrivano gli ospiti per le interviste. In genere gli ospiti sono due. La prima intervista dura di più perché il primo ospite è il più importante. Negli ultimi cinque minuti c’è un musical guest che si esibisce dal vivo. Fine.
Praticamente è quello che in Italia è noto come David Letterman Show.
Il Tonight Show esiste dal 1954. All’inizio lo faceva Steve Allen, poi è passato a un tizio che nessuno si ricorda, poi a Johnny Carson. Carson ha condotto il programma per trent’anni, dal ’62 al ’92. Praticamente, Johnny Carson sta a Tonight Show come Fabio Volo sta a paraletteratura. Dal ’92 al 2009 è toccato a Jay Leno. Per ora è di Conan O’Brien.
Dico per ora perché il Tonight Show with Conan O’Brien sembra debba chiudere i battenti il ventidue gennaio prossimo, dopo poco più di sette mesi dall’inizio.
Il fatto è questo: com’era ovvio che accadesse, gli ascolti del nuovo Tonight Show non erano all’altezza di quelli del vecchio. Un po’ per “fare da traino” [lo so, la odio anch’io quest’espresione], un po’ perché a quanto pare lui non era così disposto ad andare in pensione come voleva far credere, Jay Leno è stato messo nella fascia oraria precedente al Tonight Show con un programma simile, il Jay Leno Show. Non ha funzionato. La NBC allora ha pensato a questo: mettiamo il Jay Leno Show alle undici e mezza e spostiamo il Tonight Show a mezzanotte. Semplice.
Così semplice che tutta la late-show line up della tv americana [tranne, ovviamente, Jay Leno] ha protestato. Per dirne una, qualche sera fa Jimmy Kimmel – che ha un programma sulla ABC tipo il Tonight Show – è andato in onda mascherato da Leno. Si è parlato di novità calpestata dalla logica dell’audience e di altre robe del genere. Io mi limito a dire che Jay Leno NON MI HA MAI FATTO RIDERE. Si è parlato anche del futuro di Conan O’Brien. Che di sicuro non morirà di fame [la NBC sarà costretta a pagare una penale per averlo cacciato in anticipo] e forse, armi e bagagli, si trasferirà su un altro network [si dice la FOX]. Proprio come fece David Letterman.
Già, perché la parte divertente della storia è che tutto questo è già successo.
Nel 1992, quando Johnny Carson lasciò il programma [lui lo fece sul serio] la lotta per la successione si fece così aspra che la HBO ne tirò fuori un tv movie drammatico. Successe che Carson e quelli che lavoravano con lui avevano proposto Letterman, che conduceva il Late Night with David Letterman, lo show che andava in onda subito dopo quello di Carson – identico nella forma. La NBC si oppose, rilanciando con Jay Leno, che non aveva già un programma tutto suo, ma era un ospite fisso sia da Carson che da Letterman. Quest’ultimo racconta che alla riunione per decidere a chi affidare il programma, Leno si nascose in un armadio per origliare [ma le storie che racconta Letterman son da prendere con le pinze]. Alla fine il Tonight Show se lo accaparrò Leno, Letterman abbandonò la NBC e sulla CBS diede vita al Late Show with David Letterman, il programma in concorrenza diretta col Tonight Show. Leno e Letterman non si sono rivolti la parola per anni. A sostituire Letterman al Late Night venne chiamato Conan O’Brien, che aveva già lavorato come autore al Saturday Night Live e soprattutto ai Simpson [in quasi tutti i migliori episodi che vi stanno venendo in mente adesso c’è il suo zampino]. Che dovesse essere lui a prendere il posto di Leno una volta che questi avesse lasciato il Tonight Show era stato lo stesso Leno a deciderlo – e con un sacco di tempo di anticipo -, proprio per evitare che si ripetesse la faida del ’92.
Missione compiuta.

Per qualche motivo, queste faccende mi interessano – si è capito. Sarà che, stavolta, è così italiano il modo di affrontare il problema [ma le analogie con il nostro paese finiscono qui – è inutile dire che programmi televisivi come quelli di cui si è parlato sarebbero impensabili da noi (il fallimento dell’unico tentativo che si è fatto parla da solo)] così italiano da non fare notizia nemmeno su repubblica.it .
Sarà, poi, che son giorni che provo a scrivere qualcosa di decente sulla tv e non ci riesco.
Vorrei farlo perché credo che discuterne seriamente sia importante. Sì, proprio per quello, perché vi vedo che alzate gli occhi al cielo, che dite “la televisione? Nel 2010?”.
Lascio stare le cifre [tranne una: l’informazione politica su internet (blog, forum, gruppi di Facebook) influenza gli italiani per il 2,1%. L’equilavalente di un primo piano di sei secondi della nuca di Paolo Bonaiuti], ma, ecco, dovrebbe essere del tutto ovvio quanto una discussione sulle forme e sui contenuti (sì, i contenuti) della tv sia più utile delle due pagine sull’epistolario Gadda-Contini di oggi su Repubblica. E io amo Gadda, ma, insomma.
Sembra assurdo che le analisi più accurate a riguardo risalgano a quasi quattro decenni fa, quando scrivevano Calvino e Pasolini, ma è così. I lavori di Nove & Co. negli anni ’90 sono stati una meteora.
Mentre dall’altra parte dell’Oceano ci si interroga sulle possibilità di un format e insieme sul (non) futuro di un certo tipo di tv [il target di Conan O’Brien è lo stesso che sta smettendo di guardarlo per taggare gli amici su Facebook], qui il consumo di tv [della tv del pomeriggio di Raiuno per le signore che “non chiederlo a me, sono solo una ragazza!” e della sera di Canale5 che è meglio lasciar stare] invece di calare aumenta [ovviamente con percentuali diverse nelle varie fasce d’età].
Di sicuro è un effetto della Crisi.
Sicuro come Pippo Baudo.

§ 8 risposte a You can do anything you want in life, unless Jay Leno wants to do it, too

  • federico ha detto:

    mi pare che l’hai scritto un pezzo sulla tv. il problema è centrale, hai ragione, e hai anche ragione a dire che in italia c’è meno consapevolezza anche a livello teorico di cosa sia/quanto sia influente la tv nella vita del mondo oggi. cioè se ne parla ma è come se non succedesse, come se non se ne parlasse, si dicono solo cazzate autoreferenziali, non si tenta l’analisi d’insieme. anche a livello letterario è un tema quasi ignorato in italia, per quanto riguarda la narrativa statunitense contemporanea mi vengono in mente dei racconti centrati in modo mirabile sul tema televisivo per esempio di david foster wallace (dà fastidio citarlo, lo citano tutti, ma certe volte è proprio il caso). del resto dato un certo tipo di televisione non è che si incoraggi una discussione teorica o letteraria degna di questo nome (al massimo si vira sulla critica sul sarcasmo o sul cazzeggio) e tant’è vero che anche tu per parlare della tv italiana – o meglio per proporre il tema – sei stato costretto a redigere vita morte e miracoli del tonight show, che, come dire, affrontare l’argomento più da vicino ti deve essere sembrato duro…

  • gb ha detto:

    david foster wallace (lo so, che palle) ha scritto di letterman ma anche di Jeopardy (e mi limito a citare La ragazza dai capelli strani, che gli altri – tranne uno – non li ho letti). e Jeopardy non è che sia il massimo.per non parlare di aldo nove (idem) e del ragazzino che si ammazza di seghe su Non è la rai.voglio dire, secondo me non serve che la materia prima sia ottima per ragionarci su. anzi, proprio perché quello che ci troviamo davanti è merda (pardon) dovremmo star lì a chiederci perché si fa, come è fatta, qual è il messaggio (implicito o meno) che manda, chi è che lo riceve.io ho parlato del tonight show, ma solo perché, come si dice, era “di attualità”. all’inizio volevo scrivere dei programmi del primetime di raiuno (che da Unomattina a La vita in diretta costruisce un ideale di casalinga di voghera da far paura), ma lo stesso avrei potuto parlare del Grande fratello, ché non so se hai presenti le parole di Calvino sulla “inconsistenza nelle immagini e nel linguaggio”, ma io, quando lo guardo, sì.in realtà, basterebbe uscire da quel vortice di “cazzate autoreferenziali” – come tu giustamente le chiami – per scoprire chè c’è tutto un mondo di robe intelligenti da dire. chessò, certe analisi che appaiono sul blog le Malvestite (tipo quella epica su maria de filippi) non solo fanno impallidire qualunque grasso-dipollina-aspesi, ma anche tutti gli intellettuali della porta accanto che dicono di guardare solo fazio o – dio ce ne scampi – di non avercela per niente, una tv. ps: quando ero giovane e incosciente ho provato ad analizzare una puntata di Xfactor, citando – indovina – david foster wallace (ma va be’, era morto da poco). http://insipienzaastrale.blogspot.com/2009/02/una-cosa-divertente-che-non-faro-mai.html

  • Anonymous ha detto:

    però l’analisi “dettagliata” della televisione e dei televisori e dei televisivi non può non tendere allo Zero. al Nulla. al Vacuo.non credo che la storia del Tonight Show sia decisiva per alcun destino.l’analisi della merda che passano in tivì, forse sì. ma analisi: semiotica, visiva, storica ecc. Analisi, insomma, con la A maiuscola.ma la tivì c’ha fottuti anche qui: si autoanalizza, utilizzando categorie semplificate. X dice di Y, che millanta insieme a Z, che dimostra l’inesattezza di X.una cosa davvero interessante, per dire, era sul primo Best off.ma anche qui: il rischio è di scrivere “la filosofia dei Simpson”, ovvero di semplificare al punto di scrivere solo cose per dummies.non so…e-

  • gb ha detto:

    “Credo che che la televisione abbia abbassato il livello culturale degli intellettuali”così, per citare Flaiano.il fatto è che non lo so nemmeno io, per questo il post è così vacuo e pointless. [è che certe volte ancora mi illudo che discutere di qualcusa, discutere qualcosa, sia utile.]non so se analaizzare con la maiuscola il nulla porti necessariamente al nulla. sarebbe un po’ come dire che analizzando dostoevskji si finisce per scrivere i fratelli karamazov. il che non è necessariamente falso.magari è tutto un problema di coscienza. essere un poco più coscienti del nulla, del “disperato vuoto di ogni cosa in questo paese” – per riprendere l’epigrafe all’altro post, tratta da un romanzo che, del resto, finisce in un disperato vuoto.

  • Anonymous ha detto:

    “non so se analaizzare con la maiuscola il nulla porti necessariamente al nulla”.no, a qualcosa porta: quantomeno al Nulla con la n maiuscola.e-

  • gb ha detto:

    a quello e a sbagliare a scrivere “analizzare”

  • federico ha detto:

    non so se “però l’analisi “dettagliata” della televisione e dei televisori e dei televisivi non può non tendere allo Zero”, ecco, non lo so ma mi sa di no. e il fatto che l’articolo sia pointless mi pare indicare la fermentazione di pensiero che nasconde alle spalle, e che infatti, pur non proponendo soluzioni, continua a fornirci domande. male che vada analizzando i fratelli karamazov (non credo che riscriveremo i fratelli karamazov), avremo modo di ottenere fecondi spunti narrativi – dico sul serio, è un po’ che penso a questa prospettiva (riguardo proprio al tema tv), spunti che poi magari non saremo (sarò, parlo per me) all’altezza di assecondare, ma che potrebbero non essere indifferenti.

  • federico ha detto:

    sto a “lavoro” – ah “lavoro” in tv (a tv2000 ex sat2000) e in questo momento rubato mi sento colpevole non so bene di cosa e scrivo peggio del solito e ruminando refusi, ma spero abbiate capito lo stesso cosa intedevo…

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